di Betta Andrioli
L’interesse verso gli insetti come risorsa alimentare è certamente da attribuire alle loro eccellenti proprietà nutrizionali: questa materia prima presenta infatti un alto contenuto proteico ma anche buon apporto lipidico, di energia, microelementi e vitamine. Ci troviamo quindi davanti all’alimento ideale? Questo è (ancora) da scoprire ma una cosa è certa: esiste un’altra particolarità che li contraddistingue, soprattutto se confrontati ad altri allevamenti animali più tradizionali, e fa la differenza: si tratta della loro efficienza nella conversione del substrato di crescita in biomassa finale. “Queste caratteristiche – ci spiega la professoressa Costanza Jucker, del Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente presso l’Università degli Studi di Milano – unite anche ad un minor fabbisogno di acqua ed una ridotta produzione di gas serra durante l’allevamento, ha portato al crescente interesse verso gli insetti edibili in quanto maggiormente sostenibili, in un contesto nel quale si prevede un incremento nel consumo di proteine a livello globale”.Oggi, in Europa ma anche negli Stati Uniti, osserviamo che l’industria produttiva e commerciale legata agli insetti commestibili è in rapida crescita. Si prospetta quindi un nuovo business tutto da esplorare ed ottimizzare, ma non senza qualche rischio. Ma quale nuova impresa no ne ha? Nello specifico questa nuova tipologia di produzione necessita ancora di notevoli approfondimenti e innovazioni tecnologiche che garantiscano la sostenibilità dell’allevamento, in termini di costi economici ed impatto ambientale. “Ad esempio – continua a spiegare Jucker – risulta necessaria l’individuazione di substrati per l’allevamento costituiti da prodotti di scarto o sottoprodotti in linea con le attuali normative sull’allevamento degli animali destinati al consumo umano, ma che al tempo stesso permettano di ottimizzare la crescita degli insetti e di ottenere un’adeguata composizione nutrizionale. In questo modo la produzione di insetti ben si inserisce in un’ottica di economia circolare e produzione sostenibile”.
Passi avanti ne sono stati fatti molti dunque ma il cammino è ancora lungo: la scienza traccerà la strada e l’industria deve trovare i mezzi, come risorse e tecnologia sempre più avanzata, per non smarrirla.